domenica 22 marzo 2015

Noi e la Giulia - chi si accontenta gode

Noi-e-la-Giulia

Produzione Italia|2015
Regia
Edoardo Leo
Soggetto
romanzo di Fabio Bartolomei
Sceneggiatura Marco Bonini|Edoardo Leo

Con Luca Argentero|Stefano Fresi|Claudio Amendola|Edoardo Leo|Anna Foglietta|Carlo Buccirosso

Ho guardato Noi e la Giulia con buone aspettative, perché in passato Edoardo Leo mi aveva dato l'impressione di uno a cui dare fiducia. Avevo visto i suoi Diciotto anni dopo e Buongiorno papà e altri in cui è stato solo interprete, come l'energico Smetto quando voglio, o i graziosi La mossa del pinguino e Ti ricordi di me? per i quali ha anche collaborato alla sceneggiatura.
Diciotto anni dopo non aveva nulla di troppo originale, ma dichiarava buone intenzioni dimostrando il tentativo di non adeguarsi allo squallore in cui si trova la (sarà giusto chiamarla ancora così?) commedia italiana.
Buongiorno papà, che a confronto con certe brutture di cui non è necessario citare i titoli risulta decisamente discreto, mi parve come un compromesso da accettare per aprirsi un po’ la strada, considerato quanto si distaccava dallo stile di Diciotto anni dopo.
É vero che nessuno di questi è un film di grosso valore, tuttavia, pur nella mia limitata esperienza col cinema nostrano, ho notato una tendenza vertiginosa al ribasso nella qualità e, al contrario, un picco nell'incremento del cattivo gusto. Quindi forse bisogna cambiare il proprio metro di giudizio e cercare, pur nella semplicità o banalità, una certa onestà intellettuale. In Edoardo Leo avevo intravisto la possibilità di trovarne.
Noi e la Giulia è il suo terzo film da regista e sceneggiatore e visti i primi due non era chiarissimo cosa ci dovessimo aspettare. Per questa pellicola ha adattato insieme al collega Marco Bonini un libro: Giulia 1300 e altri miracoli di Fabio Bartolomei.

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Tre quarantenni, insoddisfatti e falliti nel lavoro, si interessano per caso allo stesso casale in campagna, tutti e tre coll'idea di farci un agriturismo. Non si conoscono e si incontrano per la prima volta al sopralluogo con l'agente immobiliare, il quale gli rivela che il prezzo della proprietà è molto più alto di come diceva l'ingannevole annuncio che li aveva condotti lì. Nessuno di loro può più permettersi l'acquisto, ma sarebbe una follia aprirlo insieme dividendo ogni spesa? Ci pensano un po' e alla fine arrivano tutti alla medesima conclusione, vogliono lanciarsi in quella follia.
Giunti al casale i problemi cominciano in fretta, ma loro, ora che sono quasi una squadra, si dimostrano disposti a tutto pur di non mollare, pur di non dover tornare di nuovo a casa con la coda tra le gambe.
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É una commedia divertente del tipo che non ha problemi ad ironizzare e sdrammatizzare anche argomenti molto seri fino ad arrivare al surreale (il regista ha preferito usare il termine epico, ma davvero io non oserei tanto). Una tipologia piuttosto sfruttata nel cinema italiano.
Il suo problema principale è che ho l'impressione che mirasse, un po' superbamente, ad essere qualcosa di più che un divertissement e non riuscendoci ti lascia con l'amaro in bocca. Infatti i monologhi fuori campo sembrano messi apposta per aggiungere una sorta di riflessione profonda, ma in maniera maldestra e inefficace, perché sono piuttosto superficiali e non aggiungono niente al racconto che non è certo da prendere sul serio.
Tolto questo, il film è assolutamente godibile e come commedia divertente italiana si pone su un buonissimo livello di qualità e buon gusto, grazie a delle buone interpretazioni (cosa non scontata nel panorama al quale siamo abituati), alcuni momenti comici assolutamente ben congegnati ed un soggetto semplice trattato in modo abbastanza fresco e frizzante. É infarcito dei soliti luoghi comuni e i classici italiani stereotipati, però qui sono quasi sempre a servizio del film che vi si costruisce attorno e non piazzati ad hoc per strappare una risata sicura. Senza dubbio si poteva fare anche meglio.
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Certo è che se Edoardo Leo leggesse mai questo articolo ci terrei a fargli sapere che io penso abbia dei buoni numeri e che ora che ha anche un buon successo (che sia meritato o meno) deve assolutamente, per amore dell'arte, giocarseli con criterio. Io ci conto.

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