mercoledì 8 aprile 2015

La passione di Cristo…poi viene la Pasqua

la passioneTitolo originale The Passion of the Christ
Lingua aramaico, ebraico, latino (con sottotitoli)

Produzione USA|2004
Regia Mel Gibson

Soggetto Vangeli|Anna Katharina Emmerick, “La dolorosa Passione del Nostro Signore Gesù Cristo”|Maria di Agreda, “La mistica città di Dio”

Sceneggiatura Mel Gibson|Benedict Fitzgerald
Effetti speciali/Trucco Keith Vanderlaan
Con Jim Caviezel|Maia Morgenstern|Monica Bellucci|Rosalinda Celentano|Hristo Jivkov|Luca Lionello|Hristo Shopov

Il simbolo dei cristiani è un simbolo di tortura e di morte, ma è anche un simbolo d'amore e salvezza.
Due cose così che convivono nello stesso segno.
Ma non si poteva sceglierne uno più bello perché quella croce è la resurrezione.
Oggi qualcuno tra i miei social-friends ha pubblicato su facebook un ricordo della strage avvenuta in Kenya pochi giorni fa e, forse ricordandosi che è Pasqua e s'è fatto un gran parlare di resurrezione, ha scritto come unico commento "non tutti risorgono". Io so la sensazione di smarrimento che ci deve essere stata dietro a quel digitare, perché alla notizia di quelle morti così tragiche, di innocenti, anch'io l'ho provata. Poi c'è stata la Pasqua, a ricordarci che quella croce che distrattamente ci segnamo con la mano destra è morte e morte tragica, scandalosa, e insieme è resurrezione. Io in quei ragazzi non ho visto nulla di diverso dal volto insanguinato di Gesù sulla croce e mi sono detta, "io credo risorgano".
Non cambia, è ancora una tragedia, ma la morte non ha più l'ultima parola, ce l'ha la speranza, se così non fosse questo mondo sarebbe un posto in cui non vale tanto la pena di rimanere.
Invece questo mondo vale ancora la pena e quell'insegnamento che può venire da un segno tanto orrendo come la croce diventa sempre più attuale: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati e non vi ho amati poco, vi ho amati fino a morire, a morire pur di non dover chiudere la bocca ad una verità che avrebbe reso il mondo un posto migliore, amatevi. Era una verità scomoda per chi aveva il potere e anche oggi lo è, amatevi, date da mangiare a chi ha fame, da bere a chi ha sete, date gratuitamente, prendetevi cura di chi è debole, piccolo, indifeso, perseguitato, delle donne, degli anziani, dei bambini. Tutti compresi. Tutti. Tutti allo stesso modo. Questo era Gesù, che di lui crediate solo che sia stato un pensatore abbastanza rivoluzionario da finire nel libro di filosofia e un personaggio che citano nel libro di storia, oppure che crediate che lui fosse figlio di Dio, era un uomo che predicava un amore rivoluzionario in un mondo di schiavitù e oppressione, di disuguaglianza tra gli uomini, e che è finito inchiodato ad una croce.
Nessuno ha la verità in tasca, soprattutto di fronte a tragedie come quelle che leggiamo oggi sui giornali, ma la verità d'amore che predicava Gesù era sicuramente qualcosa di potente, pagata con una morte orribile e testimoniata fino all'ultimo. Era rivoluzione 2000 anni fa, ma ancora oggi resta molto da attuare. Chissà che non sia il segreto per cambiare il mondo.

“La passione di cristo” di Mel Gibson, che racconta gli ultimi momenti della vita di Gesù, nel suo essere così spietatamente e volutamente fastidiosa mette dunque in evidenza un aspetto che è giusto sottolineare. Quella croce non è un simbolo facile, è morte, è scandalo, è atroce, è l'unica via alla resurrezione.
D'altra parte il film è molto lungo, troppo forse, e lo stile che usa non è per tutti e non lo si può approcciare senza queste dovute premesse.
Il regista non ha cercato una semplice sensazione di realismo per rendere la crudeltà di quei momenti, ma ha imposto un taglio davvero impressionante: il diavolo a cui son date sembianze umane e vagamente orrifiche, la disperazione di Giuda dopo il tradimento rappresentata da un gruppo di bambini innocenti che lo maledicono e lo inseguono prendendo anche loro sembianza demoniache, ampio uso del rallentatore, anche nelle scene più crude e poi molto molto sangue e la tortura più efferata.
I fatti salienti e i personaggi sono concordi a quanto è narrato dai quattro vangeli canonici.
Alcune delle critiche più grosse che gli furono fatte nel momento della sua uscita furono l'aver ritratto Ponzio Pilato come un gentiluomo, i carcerieri come delle bestie sadiche e feroci e fu accusato d'essere un film antigiudaico. Sui carcerieri potrei essere d'accordo, poteva essere più leggero, anche se non faccio fatica a credere che questa visione di Mel Gibson possa corrispondere al vero almeno in parte. Ponzio Pilato invece è stato rappresentato in accordo a come è descritto dagli evangelisti e alla fine dei conti non lo definirei propriamente un gentiluomo: vorrebbe salvare Gesù dalla condanna alla pena di morte, ma non potendo se ne lava le mani e lo dà in pasto ai giudei lì presenti che chiedono la crocifissione. Questo non fa di lui un gentiluomo e non fa del film un film antigiudaico. La storia era quella: Gesù viene mandato a morte dal suo stesso popolo.
Intrigante la scelta di voler usare aramaico e latino, altra cosa che aiuta a creare atmosfera di realismo.
Non doveva essere una favola il mondo di allora, non doveva essere una favola con le esecuzioni dei prigionieri, le flagellazioni, una religione che era diventata tutta apparenza, un impero. Non è una favola il mondo di oggi. Vero che, come detto prima, dopo quell'uccisione spietata, dopo tanta crudeltà, c'è la Pasqua. Ma allora perché noi non facciamo la Pasqua? Perché noi rimaniamo fermi alla morte, alla conquista di potere, agli sputi, agli insulti, alla cecità? Perché ci fermiamo alla morte quando potremmo riavere la vita? Perché credere alla risurrezione è una cosa più concreta di quello che pensiamo, non è semplicemente credere che ci sia qualcosa dopo la morte, nemmeno credere a quel sepolcro vuoto. Ha a che fare con molte piccole morti quotidiane. Credere alla risurrezione è andare oltre alla crudeltà, oltre alla ferocia, oltre all’egoismo, alla vanità, è vincere il male e vivere il bene.
Detto questo “La passione di Cristo” è un film che ad una prima visione può toccare delle corde piuttosto sensibili e lo fa in maniera coerente alla storia che racconta. Non è bello, ma non vuole esserlo.
Non gli darò un voto, in fin dei conti non lo farei con nessun film, il mio tentativo è quello di trovare uno spunto di riflessione in ogni cosa. Mel Gibson ne offre di buoni.

E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me(Gv 12,32)

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. (Gv 15, 12-14)

Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per provare in lui diletto.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.(Isaia 53)

8 commenti:

  1. Credo che Bibbia e vangeli sìano solo dei romanzi,neppure tanto ben scritti,e la storia della resurrezione è una cosa a cui non credo minimamente.Per ridere,per pasqua(volutamente minuscola)faccio gli auguri agli amici per il "Zombie Jesus day" XD
    Detto ciò,il film all'epoca mi era piaciuto molto,malgrado la pesantezza di doverlo guardare in una lingua incomprensibile.Ma adesso,dopo aver guardato svariati film giapponesi senza manco i sottotitoli,sarebbe una passeggiata,probabilmente XD

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    1. Non so cosa sia lo zombie jesus day, ma faccio più fatica a credere agli zombie XD
      Quella parte del "credere alla resurrezione" di cui parlo, anche se per me ha tutto a che fare con il sepolcro vuoto, penso sia attuabile comunque e sarebbe bello... Un mondo un pò meno comcentrato sull'egoismo...

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  2. Hai visto che il gadget lettori adesso funziona? ;)

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    1. yes perfetto! Io vedevo quell'anteprima e allora non lo mettevo, grazie ;)

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  3. Nooo ma dov'è finito il voto col post it che a me piaceva tanto? :D
    Il film lo vidi tanti anni fa, violentissimo ma l'ho rimosso, la storia la ricordo solo perché celeberrima! :D

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    1. a volte non mi va di farli... sono pigra! E ho anche il tempo contato ;) Al prossimo articolo ci sarà nuovamente, prometto!

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  4. Visto all'uscita cinematografica, che angoscia! E' sicuramente uno di quei film che fa discutere e riflettere (come dimostra la tua bella recensione), tuttavia non è una di quelle pellicole che riguarderei una seconda volta, nonostante ami gli horror e le scene "forti". Forse perché la crudeltà gratuita è qualcosa che sopporto sempre poco, anche nella "fiction".

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    1. Ciao e benvenuta! :D
      Anch'io non lo rivedrei e sono la prima ad odiare la violenza gratuita nei film, ma in questo caso, a parte in alcuni punti in cui l'eccesso voluto va troppo oltre (quelle che cito ad esempio), non è gratuita.
      La cosa impressionante e che porta a riflettere è che ognuna di quelle violenze e di quelle eprcosse è citata nei vangeli che Mel Gibson vuole trasporre cinematograficamente. Ora, non sono esperta di storia, ma il flagello romano era davvero quello strumento orribile, non sempre armato di uncini, ma poteva esserlo. E non so come funziona quando ti trafiggono il costato con una lancia, ma io ricordo di essere rimasta molto colpita da quella scena e di aver pensato: quante volte ho sentito questa espressione senza avere veramente capito di cosa si parlasse.
      Insomma, non dovevano essere tanto meno violenti di così i processi ai condannati a morte, per questo non è gratis quella violenza.

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