venerdì 15 aprile 2016

Una notte con la regina

Produzione UK|2015
Regia Julian Jarrold
Sceneggiatura Trevor de Silva|Kevin Hood
Con Sarah Gadon|Bel Powley|Jack Reynor|Rupert Everett|Emily Watson
A royal night out
Siamo a Londra ed è l'8 maggio del 1945, il giorno in cui l'Europa uscì dalla seconda guerra mondiale: il Victory in Europe Day.
A Londra il clima è festoso e gioioso. Lo ricorda così la regina Elisabetta:
I remember lines of unknown people linking arms and walking down Whitehall, and all of us were swept along by tides of happiness and relief.” (*)
La regina allora era appena diciannovenne e la sua sorellina Margaret quattordicenne.
Quello che successe nella realtà è che quella del VE Day fu per loro una notte speciale, poiché ebbero il permesso di uscire da Buckingham Palace e, mai da sole, ma sempre insieme ad un nutrito gruppetto di amici e accompagnatori, poterono camminare per le strade di Londra e finirono poi la serata in una sala da ballo. Quello che successe nella finzione del film invece è decisamente tutt'altra storia.
Una notte con la regina, oltre ad essere una insensata trasposizione del titolo originale A royal night out, è una gradevolissima commedia che parte da un fatto vero e si trasforma in una favola rocambolesca, modesta, ma con tutti i crismi.
Nel mettere la fantasia più sfrenata a complemento di un fatto tragico, come la guerra, mi ha ricordato un po' Pomi d'ottone e manici di scopa. Mentre nei suoi due protagonisti, la principessa Elisabeth e il suo bel tenebroso incontrato per caso, questo film ha qualcosa di Vacanze romane, ma perché no anche de Gli Aristogatti e in parallelo scorre e diverte la nottata della principessa Margaret che pesca a piene mani dalla classica commedia dell'equivoco e ci regala due o tre siparietti di tutto rispetto.
É un film che funziona e intrattiene e ci riesce rifacendosi a strutture canoniche e mantenendo sullo sfondo un ritratto di quella Londra che si stava concedendo di gioire e si apriva spontaneamente a festeggiamenti cittadini. 
Badate bene: non è perfetta. Non le manca qualche calo di ritmo, alcuni dialoghi sono brillanti e altri decisamente meno, la componente seriosa cigola e inoltre non ho amato l'interpretazione dei due protagonisti principali (ma quella della frizzantissima Principessa Margaret sì).

Per cui non perderò altro tempo in chiacchiere e le assegno un pieno e meritato 7+.


(*) http://www.telegraph.co.uk/sponsored/culture/a-royal-night-out/11592265/true-story.html

domenica 10 aprile 2016

Another Earth

Produzione USA|2011
Sceneggiatura Mike Cahill|Brit Marling
Regia Mike Cahill
Con William Mapother|Brit Marling|Kumar Pallana|Jordan Baker|Robin Taylor|Flint Beverage

Another Earth

Una sola azione, un solo attimo, possono influenzare tutta la nostra vita e portarla su una strada piuttosto che su un'altra. Come si può vivere in uno scenario che avrebbe dovuto essere tanto diverso, uno scenario che ci fa tanto soffrire, un mondo che non è il migliore dei mondi possibili?
Concorderanno un po' tutti, anche l'appena citato Voltaire, che il tema di questo film è tremendamente filosoficamente ambizioso e sembra poter volgere a risvolti anche molto interessanti. Mike Cahill sceglie però un mood drammatico, sceglie di spremere le emozioni del pubblico piuttosto che farcelo arrivare con l'intelletto, sceglie senza motivazione uno stile poco cinematografico e alla fine non riesce proprio a convincermi.

sabato 9 aprile 2016

Con poche parole: Race – Il colore della vittoria

Dopo un primo tempo piatto e poco accattivante la seconda parte si fa più cinematografica. Questo però non basta per poter concedere al film un voto d'eccellenza.

La parola race in inglese significa corsa/gara, ma anche razza. Volendone fare un problema linguistico, nel 2016 bisognerebbe avere già chiaro che il concetto di razza non si può utilizzare se stiamo parlando di uomini, infatti siamo tutti della stessa categoria: siamo esseri umani, una sola razza. Ma ancora tuona il cannone!
Ottant'anni fa, epoca dei fatti di Race, questo concetto era ancora meno chiaro (o così preferiamo semplicisticamente dire) ed è anche di questo che vorrebbe parlare il film mentre racconta la storia dei successi dell'atleta nero Jesse Owens alle olimpiadi di Berlino del 1936. Per via delle politiche razziali che stava intraprendendo la Germania, molte nazioni scelsero di boicottare l'evento, l'America decise invece di parteciparvi. 

Il film fa il suo dovere narrativo, se così si può dire, ma nulla di più.
La sceneggiatura è quasi interamente scritta col manuale del film biografico-sportivo e questo è probabilmente il suo punto più debole. I momenti che alla fine risultano pensati e scritti appositamente su questa storia, su queste vicende, sono pochi, troppo pochi. 
Il risultato è che tra il pubblico c'è chi non si accontenta e pensa che avendoci messo un po' di scrittura in più questo film avrebbe potuto essere più comunicativo, magari avrebbe rischaito di diventare meno concreto, ma forse sarebbe stato più vero.
In fondo non è questo il cinema? 

lunedì 4 aprile 2016

Con poche parole: Quartet (2012, UK)


Quartet è un film che vi consiglio.
Leggero, ironico, teatrale. In sintesi: davvero piacevole.
É una commedia leggera ma con quel pizzico di sagacia e ironia particolarmente inglesi che fan sì che il cervello debba rimanere comunque acceso, ma, non temete, in modalità risparmio energetico.
L'ambientazione è lirica, come di lirica è delicatamente infarcita tutta la situazione. La storia infatti è ambientata in una casa di riposo per musicisti in pensione e quasi tutti quelli che compaiono e suonano in questo film lo sono effettivamente, salvo i quattro protagonisti interpretati da Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connolly e Pauline Collins.
I quattro sono ex cantanti d'opera e in occasione di una festa organizzata all'interno della casa in cui anche loro risiedono gli verrà proposto di cantare insieme il quartetto del Rigoletto; ma tra vecchie e nuove ferite, orgoglio e le preoccupazioni dell'età, non sarà facile trovare la giusta armonia per esibirsi e soprattutto per farlo insieme.
Per la vostra curiosità: la regia è la prima dell'attore Dustin Hoffman.
Se avete voglia di un film inglese ma non troppo, delicato e a lieto fine, ma comunque con una sua piccola dose di drammaticità, ossia quella legata alla lieve riflessione sull'età, allora Quartet è quello che fa per voi. Recuperatelo.