lunedì 27 febbraio 2017

Oscar epic fail e consigli per la serata!

#staserainTV


Genti tutte, anche gli Oscar li hanno consegnati ...e come li hanno consegnati!
The best moment ever: quando uno dei produttori di La La Land prende in mano la situazione e strappa la vera busta dalle mani del malcapitato annunciatore con una veemenza della serie “Scansati. Faccio io!” Ha vinto.
Per non parlare della nonchalance con cui quello che stava finendo il suo discorso al momento della realizzazione fa “We lost by the way, but you know..” Li ho adorati tutti.
E il faccino triste di Damien sullo sfondo mi ha spezzato il cuore. Poor boy, but you had best director!! Be happy! I'm happy!

Qui il video integrale dell'epic fail: https://twitter.com/THR/status/836097740195037186


Ahahah non ho ancora smesso di ridere. Ma passiamo ai consigli per la serata:


~ Vacanze Romane ~ è un classico e se non lo avete ancora visto è il momento di fare ammenda. 10 candidature agli Oscar del 1954, vincitore di 3. É sostanzialmente una favola, con la bellissima Audrey Hepburn nel ruolo di una principessa che si scopre molto più affascinata dalla vita reale che da quella regale.
Featuring Roma e una Vespa.


Paramount Channel h 21:10 

 

~ 12 anni schiavo ~ è anche lui un protagonista degli Oscar. Nel 2014 fu nominato 9 volte e portò a casa 3 premi, tra cui miglior film. É un film ambientato nell'america della prima metà del 1800, tratto da una drammatica storia vera, racconta di un uomo, un violinista, che venne rapito e reso schiavo e del suo continuo tentativo di trovare infine giustizia e tornare dalla sua famiglia.
Ottime interpretazioni, bella scrittura, consigliato.
Featuring: musica di Hans Zimmer e almeno uno dei vostri attori preferiti. Provate, ditene uno!


Canale 5 h 21:10


~ X-men - L'inizio ~ se invece i film da Oscar non vi interessano e siete molto più da supereroi il palinsesto ci offre gli x-men. Dovete sapere che con gli x-men ho un po' perso il conto ed è strano perchè in realtà sono stati tra i primi supereroi al cinema che io abbia conosciuto. Fatto sta che questo è della saga prequel e protagonista dovrebbe essere un giovine professor Xavier, che con un giovine Magneto, non ancora troppo Magneto, cerca di fondare la scuole dei mutanti. Ma, come vi dicevo, non ne sono certissima. Voi lo ricordate? Se no possiamo tutti fare un ripassino stasera.

Italia 1 h 21:10

In ogni caso io via auguro di di passare una bella serata! 

 

sabato 25 febbraio 2017

Consigli per la serata: colore e passione e fede

#staserainTV

Torniamo a leggere nel palinsesto il nome di Baz Luhrmann, ed è ben la terza volta in tre settimane, questa volta con un film musicale abbastanza unico nel suo genere. Le canzoni infatti non sono inedite, sono dei riadattamenti di brani famosi e anche Nicole Kidman e Ewan MvGregor gli prestano voce.

 
Colorato ed esagerato come piace a Buz ~ Moulin Rouge ~ è l'ennesima Signora delle camelie, come la Traviata di Verdi, ma questa volta protagonista non è la prostituta d'alto bordo, bensì la stella di un locale notturno parigino in epoca bohémienne. Detto questo potreste pensare "visto e stravisto", ma non fidatevi del vostro istinto, una visione gliela dovete!
Paramount Channel h 21:10



~ Viaggio in Inghilterra ~ invece è un dramma sentimentale che ha già una certa età, ma non ha per questo perso in interesse. Protagonista è C.S. Lewis, lo conoscerete come autore de Le cronache di Narnia. Lewis credeva fermamente nell'esistenza di Dio e come tutti gli uomini di fede ha vissuto di domande.
"Quando si ama una persona non si vuole che soffra. Non lo si sopporta, si vorrebbe prendere quella sofferenza su di sé. Persino io provo questo, perché Dio no?"
D'altronde la fede è più una voce buona per fare domande, una voce che non si stanca di interrogarsi.
La7D h 21.30


Infine su Rai4 alle 21.15 c'è ~ La isla minima ~ un thriller spagnolo quotato molto bene, ma non l'ho ancora visto per cui ditemi voi se vale la pena o meno!


In ogni caso io via auguro di ♡ di passare una bella serata!

martedì 21 febbraio 2017

Consigli per la serata: uno Spielberg che non invecchierà mai, qualche solida commedia

Stasera c'è uno dei miei film preferiti! Lo passano spesso in tv per cui può essere che lo conosciate, ma si rivede sempre volentieri!


~The Terminal~
Viktor Navorski atterra a NY e si trova sbarrato l'ingresso negli Stati Uniti e impedita la possibilità di fare ritorno nel suo paese dove è in corso un colpo di stato.
Non conosce l'inglese e non ha quasi nulla con sè, custodisce come un tesoro una vecchia scatola di noccioline, probabilmente contenente il motivo che lo ha spinto fino in america, ma è costretto a rimanere all'interno del terminal dell'aereoporto, un non-luogo, uno spazio adatto al passarre di miliardi di storie. Storie abituate a passare senza lasciare traccia, impiegati abituati ad ignorarle, almeno prima dell'arrivo di Navorski.
Un ottimo team d'attori, un grande Spielberg, un ottimo Jhon Williams... per un film a cui lasciare il proprio cuoricino!
Paramount Channel h 21:10

Altrimenti, se avete voglia della classica commediola brillante americana, ma all'inglese nell'umorismo, con Hugh Grant in quel suo classico ruolo, che sempre gli riesce bene, allora optate per
~Che fine hanno fatto i Morgan?~

 
a mio avviso ingiustamente quotato pochissimo su filmtv.it, perchè in realtà è divertente e leggero. Cosa chiedere di più?

I protagonisti sono i Morgan, coppia divorziata che si ritrova a dover affrontare insieme un programma di protezione testimoni... sappiamo come vanno a finire queste cose, no?
TV8 h 21:15

Se invece l'umorismo inglese non vi sconfinfera e siete più per della sana vecchia retorica hollywoodiana, ma specialmente se siete di quei feroci detrattori di Nicolas Cage ;-) , allora date una possibilità a
~The family man~

 
commedia familiare che trae spunto dall'idea de "La vita è meravigliosa" di Capra, film del '46, che nonostante l'età ha tutto il mio cuoricino, come il sopracitato di Spielberg.
Il protagonista è un uomo di successo, che si sente realizzato nonostante sia solo, ma gli viene data la possibilità di dare una sbirciatina a come sarebbe stata la sua vita se avesse dato la priorità al rapporto umano... come sopra: sappiamo come vanno a finire queste cose, no?
Rete 4 h 21:15


In ogni caso! Passate una buona serata, con le persone a cui tenete... perchè... sappiamo come vanno a finire queste cose, no?

Buona serata!! ♡


lunedì 20 febbraio 2017

Due parole su Manchester by the sea

Lee fa il tuttofare, conduce un'esistenza misera, è solo e sembra aver rinunciato da tempo alla sfida con la vita. Un giorno muore il fratello, da tempo malato di cuore, così lui si trova costretto a tornare a Manchester-by-the-Sea, sua città d'origine e luogo dove il nipote sedicenne è appena rimasto orfano.
Qui Lee (scusate il gioco di parole) sarà costretto a riaffrontare i mostri da cui scappava, ma non tutti i mostri possono essere sconfitti.

Devo premettere che non sopporto l'enfatizzazione facile della scena drammatica col rallentatore e musica barocca di sottofondo. (credo di averlo già detto per Forza Maggiore) Mi fa proprio venire prurito!
Inoltre, come gusto personale, non amo questo tipo di racconto. Non fraintendetemi, adoro il realismo quando è fatto bene, e qui è una bomba. I dialoghi veri e veramente sentiti dagli interpreti sono la cosa migliore di questo film. Sembrerà un dettaglio, ma è un dettaglio da Oscar.
Però queste storie drammatiche con quel micro spostamento sul finale non le capisco. Non rispondetemi con “la vita è così”. Ho anch'io una vita. Il film è finzione, deve comunicare, non essere una didascalia.
Per me, o fai una tragedia o fai una commedia. (Così sembro troppo estremista?)
Non mi raccontate che è un film catartico, perché per me non lo è. L'unico possibile momento catartico di questo film è quello centrale, quello in cui finalmente comprendiamo l'enorme afflizione del protagonista. Per cui penso che il mio parere su questo film si sarebbe ribaltato se la suddetta rivelazione fosse arrivata più avanti.
Abbiate pietà per le mie tre stelline, rispecchiano un gusto personale, ma i meriti di quest'opera so vederli anch'io. Ve lo dimostro:

  • Ha il merito di non trasformare un racconto sul dolore in una lunga lagna sulla sfiga (also known as #maiunagioia)
  • Casey Affleck e Michelle Williams sono strepitosi e necessari
  • La verosimiglianza. E badate che non è facile accontentarmi su questo punto
Motivi per cui, in alcune delle sei candidature agli Oscar, avrà anche il mio supporto. (Scusa Andrew, so che ti sei impegnato un sacco... dai, anche se vinci tu son contenta!)

In conclusione, caro Lonergan, questo era solo il primo film tuo che io vedevo, ora ne recupererò un altro. Perché bravo sei bravo, ma spero di trovarne uno più estremo, dai confini più netti, come piace a me. Se così non sarà mi accontenterò di gustare quella perfetta poetica della verosimiglianza.


martedì 14 febbraio 2017

Consigli per la serata: è già san valentino ed io no


San Valentino.
Seratina di romanticherie??
Ahahahah
Peggio per voi.
Nel mentre il palinsesto ci offre due commediole romantiche di quelle durante le quali ci si può anche distrarre un attimo che non succede nulla.
Comprendo la scelta.

Ma di contro c'è anche uno di quei film che, anche a vederlo per la centesima volta, se qualcuno ci "chiacchiera" sopra gli lancio un cuscino... o un gatto, se malauguratamente si trovasse sopra il cuscino. Ovvero:


〜Forrest Gump〜

che dire se non che non potete non averlo visto! In caso vedetelo prima che io venga a saperlo.
Perchè non è un film, è un piccolo viaggio. →Rete4 ore 21.15


〜Non buttiamoci giù〜

Se invece volete qualcosa dal gusto più particolare e siete dei fan di Nick Hornby allora Non buttiamoci giù fa al caso vostro. Un film non perfetto, ma intrigante. Che succederebbe se una manciata di personaggi diversi, ma tutti appesantiti dalle sfide della vita, si trovasse contemporaneamente sullo stesso tetto con l'idea di buttarsi giù? →Rai Movie ore 21.20

C'è anche il Lincoln di Spielberg, ma io non l'ho ancora recuperato. Voi?

Buona serata! Have fun♡


sabato 11 febbraio 2017

La battaglia di Hacksaw Ridge (Mel Gibson, 2016)


Hacksaw Ridge è uno dei luoghi dove si è combattuto durante la seconda guerra mondiale sull'isola giapponese di Okinawa.
Il titolo del film ricorda quel combattimento, ma il protagonista è Desmond Doss, obiettore di coscienza arruolatosi nell'esercito degli Stati Uniti. Fu il primo obiettore a ricevere la Medal of Honor, altissima onorificenza militare. Avete presente quella che conferiscono a Forrest Gump? Ecco, quella. Cito proprio lui perché molto c'è di Desmond Doss in quel noto personaggio fittizio, anzi, documentandomi un po' mi sono fatta l'idea che il Doss di Mel Gibson sia molto meno Forrsest di quanto lo fosse quello reale.
Anche Doss era solo l'idiota della compagnia.


Mamma diceva sempre che i miracoli accadono tutti i giorni...
(Forrest Gump)

è con una fede simile a questa che Desmond, credendo nella necessità della guerra ma non nello scendere a patti coi propri principi, si reca in battaglia come soccorritore e lo fa completamente disarmato.

Il film si divide in due metà e alla fine, anche per questo, manca un po' di coesione. Nella prima conosciamo il protagonista e la sua famiglia e poi le difficoltà che incontrò durante l'addestramento militare per via della sua scelta di non usare armi.
Nella seconda parte invece, dopo un'ellissi temporale, siamo su una scogliera giapponese in mezzo al conflitto e lì Doss, solo quell'idiota che non voleva imbracciare il fucile, meriterà gli onori militari, per aver coraggiosamente salvato la vita di una settantina di commilitoni.


É vero che il film nel suo complesso è bello e di forte impatto. Tuttavia il peccato è notare che abbia tante potenzialità inespresse e molti momenti che, seppur preparati in maniera magistrale, scelgono di rimanere sempre un gradino al di sotto della possibilità di essere originali. Motivo per cui alla fine dei conti La battaglia di Hacksaw Ridge è un film meno comunicativo di quello che avrebbe potuto.

L'arrivo al campo d'addestramento, per esempio, è l'imitazione di qualcosa di decisamente già visto. Anche ammettendo che sia una buona imitazione la domanda resta: serviva davvero usare questo cliché o è soltanto una delle cose che tende a portar via l'attenzione dal vero nocciolo del racconto? Sono per la seconda ipotesi e anche nel cliché romantico della prima parte io ho visto solo un abbellimento fine a sé stesso e non del tutto necessario.

Si sarebbe invece potuto puntare con più forza sul background di Doss. Nella prima metà avrei voluto vedere con i miei occhi le ragioni di tutte le sue scelte e di tutte le azioni che compirà poi. Questo invece avviene solo in parte.
La figura del padre, reduce della Grande Guerra, alcolizzato e violento, che cerca senza riuscirci di trovare un senso a quell'orrore di cui è stato testimone, sarebbe stato un personaggio perfetto per raccontare Desmond e i suoi principi apparentemente incompatibili col servizio in un conflitto armato. Affidato ad un eccezionale Hugo Weaving questo ex militare è il ruolo meglio caratterizzato di quelli mostrati nel primo tempo, ma comunque non quanto avrei voluto. É lui a dare al figlio una certa visione del soldato, che è quella che in realtà lo tormenta e non gli permette di elaborare l'orrore che ha dovuto vivere. É lui a rappresentare il pensiero di tutti: che il soldato deve essere uno pronto ad uccidere. Un punto di vista che purtroppo sembrerebbe realistico, ma miracolosamente non lo fu per Desmond. Lui rimarrà sé stesso e questo non solo salverà dalla morte decine di uomini, ma salverà la sua stessa vita, poiché forse il peso che rimarrà nel suo cuore sarà meno soffocante di quello che portava il padre.

Io non ho visto tutti i film di Mel Gibson. Mi fermo a Braveheart, che è indubbiamente un gran bel film, e Lapassione di Cristo, controverso e sicuramente non adatto a tutto il pubblico, ma anche questa un opera potente e di spessore.
In ogni caso sapevo bene cosa aspettarmi dalla sua regia, ovvero una certa propensione all'epicità, un po' di solida retorica hollywoodiana e racconti che hanno sempre uno scomodo comprimario: la violenza dell'uomo.
Tutto questo in Hacksaw Ridge c'è ed è ciò che fa di Mel Gibson un regista con degli ottimi numeri.
In questo film però ho visto un eccessivo utilizzo del rallentatore in alcuni momenti, soprattutto nel finale, che fatto così sembra quasi il trailer di un altro film, e qualche momento in cui la rappresentazione della violenza esce dal suo giusto confine. Quando è la rappresentazione stessa dell'orrore a prevalere rispetto alla verità che vorrebbe trasmettere, diventa brutta. E non penso che in questo lungometraggio Mel Gibson ci sia cascato più di tanto, ma in alcuni momenti sì. Direi tutti ascrivibili al momento del primo impatto col campo di battaglia. Per il resto è la violenza della guerra, non la violenza del regista.
Questo lo dico per chi giudica un film appiccicandogli sopra la vita dell'autore. Se giudicassimo un opera d'arte a partire dall'integrità morale degli artisti che l'hanno prodotta, che ne sarebbe dell'arte? E che ne sarebbe di noi? Giudici anziché meravigliati.
In ultimo quell'altissima scogliera che è Hacksaw Ridge nel film, gioca un ruolo fondamentale nel creare tensione e drammaticità, ma è stato strano scoprire che nella realtà era molto più bassa. In questo forse avrei cercato di mantenere più attinenza ai fatti. La storia sarebbe comunque rimasta una storia con dell'incredibile.



P.s.: visto che siamo in tema di Festival di Sanremo e che una delle canzoni per cui parteggio casca proprio a fagiolo, ve la allego.


Ermal Meta dice
ricordati di disobbedire, perché è vietato morire
Ed è quello che fa Doss, per restare vivo, perché il suo cuore non muoia come quello del padre, lui disobbedisce e resta obbediente ai suoi principi, quel che succede dopo è miracoloso.

Per restare vivi talvolta è necessario disobbedire, obbedire solo alla propria coscienza, quella a cui qualcuno quando eravamo piccoli ha insegnato l'amore.
e la fatica che hai dovuto fare
da un libro di odio ad insegnarmi l’amore
Hai smesso di sognare per farmi sognare”



mercoledì 8 febbraio 2017

domenica 5 febbraio 2017

Una FB's recensione: Alla ricerca di Dory

Lion – la strada verso casa (Garth Davis, 2016)

Le possibilità sono due: o l'altra sera al cinema c'era una casuale massiccia concentrazione di raffreddati, o metà della sala stava già singhiozzando a meno di metà film.
D'altronde questa storia prometteva lacrime sin dal trailer (che tuttavia non c'entra nulla col film... strano, vero?) e io stessa mi aspettavo quella tipica enfatizzazione del dramma per fini più commerciali che narrativi, invece sono stata felice di potermi ricredere, soprattutto per quanto riguarda la sua prima metà.
Tratto da un fatto realmente accaduto Lion parla di Saroo, bambino indiano che una trentina di anni fa viveva in povertà in una piccola cittadina, con la madre, una sorellina e un fratello maggiore. Una notte, seguendo il fratello che esce per cercare di guadagnare qualcosa, gli succede di addormentarsi dentro un treno che di lì a poco sarebbe partito. Saroo si ritrova a Calcutta, ad alcuni giorni di viaggio da casa sua e dove nessuno parla la sua lingua.
Tutto il primo tempo lo passiamo con Saroo bimbo, smarrito e spaventato. Il regista lo racconta dal suo punto di vista, con la camera spesso ad altezza bambino a mostrarti come grande diventi grandissimo e cattivo sia tragicamente incomprensibile quando sei piccolo.
Saroo era piccolo in ogni senso. Il dramma è che lo spettatore lo sa meglio del minuscolo protagonista quali mostri lo inseguono. (e qui le lacrime di cui sopra)
Questa prima parte è un racconto cinematografico bello e genuino, la musica è l'unica cosa che ho trovato un po' troppo enfatica. Anche il passaggio alla seconda parte è ben costruito, in effetti. Il bimbo, anche se molto più tardi di quando avrebbe dovuto, trova finalmente l'aiuto di un adulto e la sua vita ricomincia in una famiglia adottiva, in Australia. Qui anche la fotografia (candidata all'oscar) si tinge di colori diversi, perché il mondo che deve raccontare è lontano, sempre più lontano dalla casa d'origine di Saroo. È in quel mondo che il bambino cresce e comincia a smettere di pensare a tutto ciò che ha passato.
Entrando poi nella seconda parte del film tutto diventa meno compatto e più diluito. Sono passati vent'anni dall'adozione e ora Saroo è grande e cerca la sua strada nel mondo, ma quel suo passato irrisolto e ingombrante, anche se quasi dimenticato, lo porta inevitabilmente ad un vicolo cieco. Solo riuscendo a tornare indietro potrà infine andare avanti.
Qui la sceneggiatura (candidata all'oscar) avrebbe potuto sfruttare due o tre tematiche davvero interessanti e che avrebbero fatto da chiosa perfetta a quell'inizio racconto. Invece preferisce inserire nuovi temi, che però vengono diluiti anziché delineati con lo stesso carattere che ha la prima parte: come la relazione con la fidanzata (importante, ma annacquata) o la ricerca con Google Earth per ritrovare casa.
Eppure, come dicevo, di temi forti ne erano già stati messi in tavola parecchi. Uno su tutti quello dell'adozione, raccontato attraverso la figura della madre australiana, un personaggio complesso interpretato da una sempre perfetta NicoleKidman (candidata all'oscar) che hanno però ridotto a poche apparizioni. Sono solo alcune brevi scene, ma sufficienti a farmi capire che quella mamma era una parte importante della storia. Quella mamma che me ne ha tanto ricordata un'altra apparsa di recente sul grande schermo: la linguista di Arrival. Sono due donne che hanno fede nel loro futuro, conoscono la strada che le attende e sanno che il percorso sarà duro, ma è il loro percorso, solo così saranno in pace e conosceranno la bellezza della vita; solo abbandonandovisi e scegliendola comunque.